Dimissioni Toti: è tempo di prendere una posizione.

Dimissioni Toti: è tempo di prendere una posizione.

Le dimissioni del presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti a seguito di un’articolata indagine accelera i preparativi ad una risposta elettorale popolare e dal basso. Al di fuori delle esternazioni mezzo stampa nella quale parrebbe che l’ormai ex-Presidente “conceda” al “popolo ligure” le elezioni fra tre mesi (è la stessa legge che obbliga l’apertura delle urne entro 90 giorni nda.) ed evitando di cadere nel turbinio retorico del “accusa-accusato” la rinominata tangentopoli ligure descrive un quadro preoccupante della politica italiana.

La cosa pubblica non È degli imprenditori, non È di qualche brand ma senza ombra di dubbio È un’entita malata nel profondo.

I complessi documenti che descrivono l’inchiesta, che ha portato ad un doppio arresto del Presidente della Regione, l’incarceramento dei suoi fidati imprenditori compiacenti e dalle tasche piene di finanziamenti pubblici, la presunta compiacenza di media locali nello sfruttare il mutare della marea economica e sociale specialmente nel capoluogo ligure, ci portano ad un momento di riflessione complessivo del sistema politico italiano.

La costante interconnessione che passa tra la “cosa pubblica” e il “capitale privato” è un cancro per questo paese e per la comunità tutta.
Non solamente per i reati ad essi imputati che verranno chiarificati in sede di giudizio formale.
Non solamente per l’arroganza con la quale venivano resi sistema.
Non solamente per l’isolamento politico nazionale che costantemente ha visto trascinare una delle regioni più “vecchie” del mondo per media d’età in un guado generazionale.
Non solamente per il drammatico condizionamento del porto di Genova trasformato sempre più spesso da splendida porta sul mondo in un vero e proprio “autogrill” di navi internazionali trasportanti armi per genocidi e guerre infami.
Non solamente per gli appalti pubblici sviscerati dalla loro nativa utilità pubblica per il beneficio dei pochi ci porta, rapidamente, ad analizzare lo stato delle cose per quelle che sono. Per come si sono ormai ridotte.

Anche di fronte a più di 1000 pagine d’inchiesta, anche di fronte ad uno dei casi di corruzione più gravi avvenuti nel nuovo millennio, il momento di cambiare è obbligato per tutt*, tutte e tutti coloro che credono in un nuova visione del mondo sociale ed economica del paese.


Ma quanto è pronta questa alternativa? Probabilmente molto poco. Nei corridoi della Regione e nelle stanze che profumano di basilico e farinata, probabilmente pochi e poche vogliono parlare ma è tempo di farlo per poi conseguentemente prendere in mano la situazione con proposte concrete che vadano verso la popolazione tutta creando un modello politico benefico e non tumorale come dimostrato in diversi mandati della giunta Toti.

Serve una vera e propria terapia d’urto popolare per poter cambiare la rotta di un paese sempre più trascinato verso dei baroni politici seguiti dai loro alfieri imprenditori d’impresa. Nelle urne e non solo. Serve riportare i valori basici del confronto democratico nel radicale e non nella resilienza passiva come ci hanno insegnato negli ultimi anni per stabilizzare un corpo ormai al limite del collasso.

L’abbattimento del divario sociale; l’interruzione di una gentrificazione selvaggia che sta spolpando interi quartieri e città; l’assoluta chiarificazione ed applicazione dei valori costituzionali che non devono essere utilizzati solamente da qualche benpensante paroliere ma che siano faro guida per valorizzare le azioni politiche locali; la creazione e la salvaguardia di posti di lavoro che abbiano (come minimo nda.) tutti i prerequisiti sindacalizzati e rappresentanti lo stato di diritto; la valorizzazione della creatività sia per generare uno stato di benessere che dall’individualità si muove verso la collettività sia come balsamo benefico per le comunità che non abitano solamente nelle “grandi città”; la difesa dello spontaneismo organizzativo popolare che crea e vive dove lo Stato malato non ci arriva sia per metodo sia per scelta politica; l’introduzione di nuove politiche sociali per una miglior integrazioni delle popolazioni migranti che quasi sempre vengono messe ai margini delle scelte politiche e culturali.

Potrei continuare con un elenco infinito di ulteriori prospettive politiche, ma vorrei che potessimo farlo tutt*, tutte e tutti insieme ancora una volta. Come tanti anni fa, quando in migliaia marciavano per le strade del capoluogo ligure nel 2001 dichiarandosi contrarie e ribelli ad uno status delle cose pre-costruito, pre-confezionato, represso al motto “produci, consuma, crepa”. È tempo di prendere una posizione. Non per la Regione Liguria ma per un intero paese così da portare, in uno step successivo, una nuova visione di mondo anche nella politica internazionale. Che tu ci creda o meno, la storia del nostro paese, e non solo, la scriveremo insieme. A te la scelta di prendere una posizione oggi per domani.

CHIEDIAMO QUINDI, IN CONCLUSIONE, A TUTTE LE FORZE PARTITICHE CHE ABBRACCIANO QUESTI VALORI AD UNO SFORZO PRATICO SERIO, TRASPARENTE E VOLTO AL BENEFICIO DELLA COLLETTIVITA’ IN TUTTE LE SUE SPECIFICITA’.

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